Il progetto #Representation Matters mirava a guidare i giovani a riflettere e discutere sull’uso di stereotipi, pregiudizi e discriminazioni nei media nazionali ed europei.
Per 10 giorni, a Galbiate in Italia, 45 partecipanti dai 18 ai 30 anni provenienti da Bulgaria, Finlandia, Germania, Italia, Portogallo e Romania hanno lavorato insieme, sul tema della rappresentazione delle minoranze e dei gruppi emarginati nei media e su come rispondere a questo problema in un contesto europeo.
Attraverso attività basate sull’educazione non formale, hanno analizzato criticamente il problema, discusso conseguenze e soluzioni e sperimentato approcci creativi per affrontare il problema.
Lo scambio giovanile è stato articolato in 3 parti:
- Creazione di un gruppo di lavoro coeso
Durante i primi giorni, al fine di creare uno spazio sicuro dove tutti potessero sentirsi liberi di condividere ed esprimersi, ci siamo concentrati principalmente su attività di team building e di apprendimento interculturale. Abbiamo fatto delle nostre differenze un punto di forza e costruito forti legami tra di noi per avviare l’altra parte del progetto su un solido pilastro basato sul rispetto e la solidarietà.
- Definizione di rappresentazione e discriminazione
Durante questa fase, abbiamo iniziato a lavorare sul tema del progetto. Abbiamo discusso del pericolo degli stereotipi e analizzato le opinioni delle minoranze in ciascun paese, nonché il concetto di “polarizzazione” e “hate speech”. Attraverso diverse attività, abbiamo sviluppato il nostro pensiero critico e approfondito il tema della discriminazione.
Un workshop sulla polarizzazione ha permesso ai partecipanti di mettersi nei panni dei loro “nemici” per analizzare alcuni tweet polarizzati e controversi e cercare di capire il punto di vista dei loro autori. Questo è stato il punto di partenza per iniziare un lavoro collettivo sull’empatia. Insieme abbiamo imparato ad ascoltarci e capirci, a interrogarci su noi stessi e sull’altro per capire e affrontare meglio le nostre emozioni e sentimenti. In questa fase, inoltre, i partecipanti hanno avuto la possibilità di condividere i risultati delle proprie ricerche sulla rappresentazione delle minoranze nei propri media nazionali.
- Registrazione dei video
Le prime due parti ci hanno portato alla terza e ultima parte. Durante gli ultimi giorni dello scambio giovanile, i partecipanti hanno lavorato alla creazione di video, rappresentando situazioni di discriminazione di cui volevano parlare. Insieme hanno ideato il loro progetto, creato una sceneggiatura, girato e montato i loro video.
Gli argomenti dei video erano 5:
– “Same-sex marriage matters”: Dimostra la mancanza di leggi a favore del matrimonio omosessuale in diversi paesi europei
– “Metamorphosis”: è una sensibilizzazione sulle violenze domestiche
– “Masked society”: affronta il tema polarizzato della non vaccinazione
– “Stop bullying”: è una breve rappresentazione dei diversi tipi di bullismo e delle loro conseguenze sulle persone
– “Action matters”: rappresenta le drammatiche conseguenze che ogni tipo di discriminazione può generare
Per aumentare l’impatto di questi video, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di proiettarli e presentarli nel CAG “Tempo per l’infanzia” di Milano. La diffusione dei video non mirava solo a sensibilizzare su questi temi ma anche ad aumentare la solidarietà e il rispetto tra di noi nonostante le nostre differenze.
Per visualizzare i video, clicca QUI
I risultati del progetto
Il progetto stesso ha permesso ai partecipanti di sviluppare una comprensione più ampia di cosa significa “rappresentare le minoranze” e in cosa consiste il dialogo interculturale, soprattutto in una società multiculturale come la nostra.
In poche parole, ha permesso a 45 giovani europei di conoscere nuove realtà, nuovi stili di vita, attraverso il confronto con culture diverse e gli ha fornito le chiavi per comprendere meglio la società in cui vivono e andare oltre i propri pregiudizi. Gli ha dato la possibilità di difendere i propri diritti e aiutare chi ha bisogno a lottare anche per i propri. Perché alla fine contano solo le nostre azioni.